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L’ultimo Amarcord è per l’autore una ideale chiusura del cerchio. Sembra fatto apposta.

L’inizio della stagione 1977-78 mette molta malinconia: svanito il sogno promozione a Modena, il Monza saluta parecchi protagonisti di un biennio fantastico e riparte con volti nuovi ed immutate ambizioni. Uno splendido girone di Coppa Italia (eliminate Lazio e Bologna) alimenta ulteriori speranze ma l’avvio di campionato è un incubo: 5 partite, 1 punto, ultimo posto. La settimana che precede il delicato derby col Brescia si apre con le voci sul possibile sostituto di Magni. Ed è qui che il presidente Cappelletti compie il suo capolavoro. Il tecnico biancorosso è atteso a Torino per il ritiro del Seminatore d’oro come miglior allenatore della Serie B della stagione precedente e Cappelletti, che sta lavorando in vista del mercato di novembre per rinforzare l’organico con gli innesti di Felice Pulici, Duino Gorin, Giovanni Lorini e Renato Acanfora, decide che ad accompagnarlo sarà tutta la squadra. Segno di grande compattezza.

Figurine Panini Lorini, Blangero e Gorin

Saputa la notizia, Gigi Radice – condottiero granata dello scudetto ’76 e cuore biancorosso ad honorem – invita il sempre “suo” Monza per una amichevole infrasettimanale al Filadelfia. Si va verso Italia-Finlandia di sabato, metà Torino è in Nazionale agli ordini di Bearzot, i più giovani torelli sono con l’Under di Vicini, il campionato osserva un turno di riposo ed il tecnico vuole testare la condizione delle seconde linee, di quelli che giocano poco ma devono sempre farsi trovare pronti. Il Monza accoglie con entusiasmo la proposta. E’ una amichevole in tutti i sensi, non vengono neppure comunicate le formazioni ufficiali. I ragazzi di Magni si impongono 2-0 e ritrovano un po’ di fiducia. Dal giovedì l'allenatore può pensare al Brescia con maggiore serenità. Anche se l’infermeria lo tiene parecchio in ansia: ko praticamente tutta la difesa (Vincenzi, Anquilletti, Lanzi e Zandonà), il tecnico impiega in marcatura il debuttante Efrem Vitali e Beppe Pallavicini, un ‘veterano’ che proprio quel giorno compie 21 anni, inventandosi Ardemagni nell’inedito ruolo di libero. Poca possibilità di scelta anche a centrocampo: out Scaini ed ormai fuori dal progetto il deludente Cerilli, il ragionier De Vecchi e l’incursore Beruatto tengono a battesimo Ezio Blangero, ventenne interno di qualità, e l’outsider Marino Bracchi. Sorpresa in avanti dove viene riproposto Aldo Cantarutti, centravanti dal fisico imponente al primo anno da professionista ed un po’ in difficoltà dopo un grande girone di Coppa Italia suggellato da un favoloso gol in sforbiciata al Bologna, in coppia con il piccolo-grande capitano Gigino Sanseverino e Silva, a corto di condizione, in panca. Torino determinante per ritrovare entusiasmo morale ed unità di intenti in settimana,

Torino fondamentale per la prima vittoria in campionato quel 16 ottobre 1977: Cantarutti (bordata di inaudita potenza su calcio di punizione dal limite dell’area) e Blangero (esecuzione fredda ed intelligente su assist di De Vecchi) – gli autori dei gol del rilancio biancorosso – sono infatti prodotti dal settore giovanile del Toro. Da dove provenivano anche Pallavicini e Beruatto. Ed è a questo punto che – sperando di aver regalato con la rubrica dei ricordi qualche piacevole tuffo nel cuore del passato biancorosso – saluto i miei lettori con la favola di un bambino tifoso del Monza e del Milan ed affascinato dalla storia del Torino sia per quella formazione leggendaria vinta solo dal fato che papà gli fece imparare a memoria sia perché tantissimi giocatori (ed un grande allenatore, Radice) del suo Monza erano poi andati a vincere al Toro. Il bambino diventò giornalista e seguì il Monza per molti anni continuando a tifare Milan e ad essere affascinato dal Torino. Quando il giornalista fu testimone diretto dei disastri del Monza ‘gestito’ dal Milan, culminati con l’esonero di quel grande allenatore, cominciò a essere schifato da certe dinamiche rossonere e a seguire il calcio di Serie A con distacco. Dopo parecchi anni la vita fece un regalo stupendo a quel giornalista facendogli incontrare uno spirito meravigliosamente, orgogliosamente, fieramente, puramente, incondizionatamente granata. Non semplice tifo calcistico ma filosofia del quotidiano. Difficile (forse) da spiegare. Bella, bellissima da vivere.

Oggi il giornalista è sposato ed innamorato di quello spirito granata di nome Brunella. Oggi il giornalista tifa Monza e Toro. E si augura di vedere Monza-Torino l’anno prossimo in Serie A. Per chi tiferò lo spiegherò quando sarà, se Monza News – che ringrazio di cuore per aver ospitato la mia rubrica – mi regalerà qualche riga per farlo al momento opportuno.

Domenica 16 Ottobre 1977, Stadio Sada
MONZA-BRESCIA 2-1 (1-1)
MARCATORI: Cantarutti (M) al 24’ pt – Nicolini (B) al 31’ pt – Blangero (M) al 11’ st
MONZA: Reali, Vitali, Gamba (34’ st Colombo), De Vecchi, Pallavicini, Ardemagni, Sanseverino, Beruatto, Cantarutti, Blangero, Bracchi. A disp.: Incontri, Silva. All.: Magni
BRESCIA: Martina, Podavini, Magnocavallo (18’ st Biancardi), Viganò, Cagni, Guida, Salvi, Beccalossi, Mutti, Moro, Nicolini. A disp.: Bertoni, Bussalino. All.: Seghedoni
ARBITRO: Rosario Lo Bello di Siracusa

foto: Lazio Wiki
Fiorenzo Dosso