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Ha vestito la casacca biancorossa sin da quando aveva dodici anni e ora rappresenta una pedina di primaria importanza negli schemi del Monza. Di chi stiamo parlando? Di Giorgio Galli, centrocampista classe ‘96 che con il passare delle settimane sta divenendo un vero e proprio “asso nella manica” per mister Brocchi, rendendosi protagonista di prestazioni ben sopra la media.



Non sono un ragazzo di molte parole”, così ha esordito Giorgio, mettendo in risalto la semplicità e l’educazione che lo contraddistinguono, nel pieno rispetto del giocatore-tipo che Silvio Berlusconi ha sempre dichiarato di volere nel suo Monza.



Lo abbiamo incontrato a Monzello a margine dell’allenamento pomeridiano, e si è reso disponibile per questa interessante intervista.



Giorgio, sei cresciuto nelle giovanili del Monza, poi una parentesi alla Caronnese: come è stato arrivare in prima squadra?



Già prima della mia esperienza alla Caronnese ho potuto vivere l’ambiente della prima squadra, visto che spesso mister Asta mi faceva allenare con il gruppo. Poi sono andato a Caronno per tre stagioni, ma quando ho saputo che il Monza mi cercava, non ho esitato un attimo e ho subito accettato la proposta. Inutile negare che giocare in prima squadra sia sempre stato un sogno per me, e ho avuto la fortuna di poterlo realizzare”.



Come hai vissuto, personalmente, il passaggio dalla vecchia società a quella nuova?



Per noi all’inizio è stata una notizia sorprendente, ma che allo stesso tempo ci galvanizzava. È logico, però, che poi le aspettative iniziano ad aumentare e di conseguenza aumenta anche la pressione. Con l’arrivo della nuova dirigenza, inizialmente, non ho giocato molto, per cui non saprei dire cosa fosse cambiato nel nostro modo di giocare, ma è indubbio che siano subentrate un po’ d’ansia e di paure che hanno giocato un ruolo fondamentale. Con più tranquillità probabilmente avremmo potuto dare molto di più”.



Che differenze hai avvertito nel cambio da Zaffaroni a Brocchi?



Con mister Zaffaroni avevo un ottimo rapporto, anche perché mi aveva già allenato alla Caronnese, ed era stato proprio lui a rivolermi al Monza. Ma anche con Brocchi mi trovo davvero molto bene, mi ha dimostrato grande fiducia e io sto facendo di tutto per ripagarla. Al momento sembra che le cose stiano andando bene…”.



Come hai vissuto il cambiamento dalla sfortunata espulsione di Ravenna, alla fascia di capitano nella sfida con l’Imolese?



Si, ricordo molto bene quella partita: ero entrato al posto di Guidetti che aveva subito un infortunio. Venivo da cinque partite in cui non avevo giocato nemmeno un minuto, e il mister mi ha chiamato per entrare in campo. Chiaramente ero contento di entrare e preso dalla voglia di fare e dalla foga ho esagerato, ed ecco che si spiega l’espulsione. Poi è chiaro che da quegli errori si impara, ho continuato a lavorare duro come sempre e ho preso maggiore consapevolezza nei miei mezzi. Con l’arrivo di Brocchi ho avuto più fiducia e un maggior minutaggio, questo mi ha aiutato molto. La fascia di capitano ha rappresentato per me un gesto davvero importante, sia da parte del mister che dei compagni, e questo non può che farmi enorme piacere”.



Confermi l’obiettivo della Serie B?



Difficile salire direttamente, ci proveremo tramite i playoff. Ma la Coppa rimane comunque una competizione vitale per noi, ci permetterebbe di scalare diverse posizioni in graduatoria”.



Che opinione ti sei fatto dei fischi dopo il primo tempo di Monza – Fano?



“Sinceramente non sono uno che ascolta molto ciò che arriva dalla tribuna, così come molti altri di noi, per cui non ho sentito nulla. Non abbiamo subìto alcuna influenza, siamo stati bravi a focalizzarci sull’obiettivo e abbiamo portato a casa la vittoria, che è quello che conta”.



Chiuderei chiedendoti: che rapporti hai con i vecchi compagni?



“Siamo rimasti in ottimi rapporti, come dimostrato dalla foto che avete postato qualche giorno fa (in cui i giocatori erano a cena insieme ndr). In particolare mi sento spesso con Giudici e Palesi, che sono i due con cui ho legato di più, ma in generale era un ottimo spogliatoio”.



 



 



Riccardo Cervi