Lissone fa la storia: il primo comune italiano a vietare il velo islamico integrale
Il dibattito sulla libertà religiosa e la sicurezza pubblica si accende in Brianza dopo la decisione del consiglio comunale di Lissone

Lega e Lissone: la Brianza laboratorio politico per le direttive nazionali
La Brianza si conferma ancora una volta un territorio simbolo per le battaglie politiche della Lega. Dopo l’approvazione della mozione a Lissone, i vertici del partito si sono riuniti a Monza, nella sede provinciale, per discutere le prossime mosse. Presenti l’europarlamentare Silvia Sardone, il segretario provinciale Fabio Ghezzi, e il responsabile enti locali Emanuele Pozzoli, insieme al primo firmatario della proposta, Matteo Lando.
Durante l’incontro, Sardone ha sottolineato come “nelle città lombarde si vedano sempre più spesso donne con il volto coperto, anche con mascherine o altri stratagemmi. È una pratica inaccettabile – ha aggiunto – che non ha nulla a che vedere con la libertà religiosa”. Un messaggio chiaro, che la Lega intende trasformare in una vera e propria campagna nazionale, chiedendo al Parlamento di approvare una legge che vieti per legge burqa e niqab su tutto il territorio italiano.

La decisione di Lissone ha così un valore simbolico che va oltre i confini comunali. È un segnale politico forte, destinato a fare scuola, ma anche a dividere l’opinione pubblica tra chi parla di difesa dei valori occidentali e chi denuncia una forma di discriminazione culturale. In ogni caso, la Brianza ancora una volta si ritrova al centro del dibattito nazionale, confermandosi laboratorio politico e sociale di grande rilevanza.
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Alessandro Sangalli



