Italia sommersa dal cemento: il nuovo allarme Ispra e la posizione di Monza
L’Ispra fotografa il consumo di suolo in Italia: 84 km² persi nel 2024, record dell’ultimo decennio e rischio dissesto in aumento.
Negli ultimi anni il paesaggio italiano ha continuato a trasformarsi, spesso in silenzio, sotto la spinta di cantieri, infrastrutture e nuove superfici artificiali. Campi, prati, colline e coste vengono progressivamente ricoperti da cemento e asfalto, riducendo la capacità del suolo di assorbire acqua, ospitare biodiversità e regolare il clima locale.
Dietro ogni metro quadrato di terra impermeabilizzata c’è un equilibrio spezzato, una porzione di ecosistema che scompare. E se in alcune aree del Paese si sperimentano timidi tentativi di rinaturalizzazione, altrove la pressione edificatoria continua a crescere, anche in zone a rischio idrogeologico.
Rapporto Ispra e consumo di suolo: l’Italia perde 84 km² nel 2024
Secondo il Rapporto SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, presentato dall’Ispra, nel 2024 sono stati coperti da nuove superfici artificiali quasi 84 chilometri quadrati di territorio: un incremento del 16% rispetto all’anno precedente.
Si tratta del valore più alto dell’ultimo decennio, a fronte di appena 5 km² restituiti alla natura. In pratica, ogni ora l’Italia perde una porzione di suolo pari a 10.000 metri quadrati, un ritmo che non accenna a rallentare.
L’EcoAtlante ISPRA, pubblicato insieme al rapporto, consente di osservare le trasformazioni attraverso mappe interattive e dati scaricabili, offrendo un quadro chiaro delle aree più esposte al degrado ambientale e al rischio di dissesto idrogeologico.
Ripristino e rinaturalizzazione: solo 5,2 km² tornano “verdi”
Il processo di ripristino del suolo, cioè il ritorno da una condizione artificializzata a una naturalizzata, resta lento: nel 2024 ha riguardato appena 5,2 km², in calo rispetto agli 8,2 km² del 2023.
Un’eccezione positiva arriva dall’Emilia-Romagna, che ha recuperato 143 ettari grazie alla rinaturalizzazione di cave dismesse e alla chiusura di cantieri per metanodotti e altre opere.
Il Parlamento europeo, con la Direttiva sul suolo approvata il 23 ottobre 2025, mira ora a creare un quadro comune per la tutela e il monitoraggio del suolo, con l’obiettivo di raggiungere “suoli sani in tutta Europa” entro i prossimi anni.
Consumo di suolo regionale: Lombardia, Veneto e Campania in testa
In 15 regioni italiane risulta ormai consumato oltre il 5% del territorio. Le prime tre sono Lombardia (12,22%), Veneto (11,86%) e Campania (10,61%).
Il maggior incremento annuale si registra in Emilia-Romagna (+1.000 ettari), seguita da Lombardia (834), Puglia (818), Sicilia (799) e Lazio (785).
A sorprendere è anche la crescita in Sardegna (+0,83%) e Abruzzo (+0,59%), segno che il fenomeno non risparmia neppure le aree meno urbanizzate.
La provincia di Monza e Brianza mantiene il primato nazionale con quasi il 41% del territorio già consumato, mentre Viterbo, Sassari e Lecce registrano i picchi di nuovo consumo. Dal 2006 a oggi, nel 98% dei comuni italiani il suolo artificiale è aumentato: un dato che parla da solo.
Rischio dissesto e coste: cresce l’impermeabilizzazione

Il suolo consumato nelle aree a rischio dissesto torna a crescere: nel 2024 si contano +1.303 ettari nelle zone a pericolosità idraulica media e +600 ettari in quelle a rischio frana.
Particolarmente preoccupante è l’impermeabilizzazione delle coste, dove il suolo sigillato nei primi 300 metri dal mare raggiunge il 22,9%, oltre il triplo della media nazionale.
Nelle città si perde ancora verde: 3.750 ettari di aree naturali spariti in un anno. Persino le aree protette non sono immuni: qui si registrano 81 ettari di nuovo consumo, il 73% nei parchi nazionali e regionali.
Fotovoltaico e data center: tra sostenibilità e nuovo consumo
Un dato inaspettato riguarda il fotovoltaico a terra, che nel 2024 ha quadruplicato la superficie occupata: 1.700 ettari, di cui l’80% su terreni agricoli. In testa Lazio, Sardegna e Sicilia.
Solo l’agrivoltaico, con i suoi 132 ettari, limita l’impatto e non viene conteggiato tra le cause di consumo.
A crescere anche la logistica (+6.000 ettari dal 2006) e i data center, che nel solo 2024 hanno occupato 37 ettari, concentrati nel Nord Italia. Segno che la transizione digitale, se non pianificata, rischia di diventare una nuova forma di pressione sul territorio.
Verso un nuovo equilibrio tra sviluppo e rigenerazione
L’analisi dell’Ispra è chiara: il futuro del Paese passa da un cambio di paradigma. Occorre spostare risorse e politiche dalla logica dell’espansione alla rigenerazione urbana, puntando sul riuso e recupero delle aree già costruite o dismesse.
Solo così sarà possibile salvaguardare la salute del suolo, proteggere la biodiversità e garantire sicurezza alle comunità. Ogni ettaro risparmiato oggi è un investimento sul domani.



